Dott. Luigi ROCCO

Neurologo


Psicoterapeuta

Psichiatra

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TRAINING AUTOGENO
Il Training Autogeno (T.A. di Schultz è considerato, a torto, una tecnica di rilassamento muscolare.
Lo stesso autore come sottotitolo alla sua opera indicò che esso era una “metodo di autodistensione da concentrazione psichica”, rimarcando in tal modo la stretta interdipendenza tra Corpo e Mente.
Non è possibile rilassare il corpo senza coinvolgere la mente; e viceversa.
Questo diventa un non senso in quanto non esiste la separazione Corpo e Mente.
Il T.A. è costituito da due cicli: uno inferiore o somatico, e l’altro superiore o Psichico.
A scopo meramente didattico v’è la necessità di insegnare prima a concentrarsi sul corpo e successivamente di coinvolgere la psiche.
Ma ben presto con l’addestramento il paziente si accorgerà che il TA è un tutto unico e che quando mette in atto gli esercizi inferiori sta nel contempo esercitandosi anche con gli esercizi superiori.

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“Metodo di autodistensione da concentrazione psichica”

Ecco un’altra parola  fondamentale: CONCENTRAZIONE.

Per concentrazione non dobbiamo però intendere una attività riflessiva della mente come quella rivolta alla soluzione di un problema.La concentrazione del TA è una “concentrazione passiva”: un’attività della mente  in cui è implicato il nostro emisfero destro di tipo analogico – associativo (tipico anche del sogno ad occhi aperti, dell’ipnosi e della reverie), meno quello sinistro di tipo logico – matematico.

Tradotto in altri termini questo si chiama MEDITAZIONE.

  Oggi si fa un largo uso e studio della “mindfulness”, ma a mio parere, il primo a capire le potenzialità della concentrazione passiva è stato Schultz.

In un setting di tipo cognitivo – comportamentale il TA può essere inserito nel contesto psicoterapeutico, potendo essere così utilizzato in quelle patologie caratterizzate da una “distorsione del pensiero disfunzionale” come il Disturbo da attacchi di Panico, il Disturbo ossessivo compulsivo, il Disturbo d’ansia Generalizzata

TRAINING  AUTOGENO E CONCENTRAZIONE

La nostra quotidianità non percorre sempre la via della consapevolezza.

Anzi la nostra mente è impegnata in fantasticherie, sogni ad occhi aperti, azioni automatiche; i teorici della mindfulness a questo proposito usano il termine di “pilota automatico”.

Automatismi infernali regolano la nostra vita e la nostra quotidianità.

Automatismi che nel corso degli anni sono precipitati nella nostra mente per apprendimento da modelli parentali e sociali.

Vivere in modo mindful significa attivare un grado di consapevolezza o di “concentrazione passiva” tale da vivere il presente in modo pieno, viver il qui ed ora”.

NON SI TRATTA DI SEMPLICE CONCENTRAZIONE., NE’ SI TRATTA DI ESSERE PIU’ CONCENTRATI.

SI TRATTA, INVECE, DI ESSERE CONCENTRATI IN MODO DIVERSO, QUALITATIVAMENTE DIVERSO.

Si tratta di avere consapevolezza dell’attività della nostra mente e di comprendere i suoi contenuti.

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Volendo usare una metafora possiamo dire che “Se la mente automatica è l’acqua turbinosa del fiume che scorre, la concentrazione passiva è la coscienza dell’acqua, del letto del fiume, del suo corso dalla sorgente fino alla foce”.

Apprendere  il TA significa imparare a usare questa capacità.